Sindrome da burnout

Il burnout è una realtà sempre più presente nel mondo del lavoro, ma soprattutto nella professione medica. La pressione costante, le lunghe ore di lavoro e la responsabilità di prendersi cura dei pazienti possono portare a un esaurimento fisico ed emotivo.

Tutti questi elementi determinano infatti un maggiore rischio di burnout lavorativo e maggiore probabilità di sviluppare patologie mediche e psichiatriche.

Il crescente impatto di questa condizione ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a includere il burnout nell’11a Revisione dell’International Classification of Diseases (ICD-11, 2022) come fenomeno occupazionale. In questo documento ne viene riportata la definizione: “Il burnout è una sindrome concettualizzata come risultante dallo stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo. È caratterizzato da 3 parametri:

  1. sensazione di esaurimento energetico o di stanchezza;
  2. maggiore distanza mentale dal proprio lavoro o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro;
  3. ridotta efficacia professionale.” [1]

Si stima che oltre il 50% dei medici ha segnalato sintomi di burnout a causa delle condizioni di lavoro stressanti.[2]

I sintomi più comuni includono: irritabilità, senso di colpa, riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, depressione, disturbi d’ansia, cefalee ed emicranie, disturbi gastrointestinali, ulcere, disturbi della pelle, stanchezza, apatia, disturbi del sonno e dell’appetito.

È importante abituarsi a creare dei confini tra la vita personale e lavorativa. Si può iniziare ritagliandosi dei momenti di pausa dal lavoro da dedicare all’esercizio fisico, alla coltivazione di un hobby o cercando di intensificare le occasioni di incontro sociale. Altre valide soluzioni per il burnout sono praticare le tecniche di rilassamento o la mindfulness per l’ansia.[3]

GLI EFFETTI BENEFICI DELLA MINDFULNESS

Tra le strategie che hanno mostrato maggiore efficacia nel ridurre i livelli di burnout nel personale sanitario, gli interventi basati sulla mindfulness (MBI) hanno mostrato risultati incoraggianti.

Mindfulness è una parola inglese che significa “consapevolezza” e si riferisce a una serie di pratiche meditative in cui il praticante viene invitato a focalizzare volontariamente l’attenzione sul momento presente in modo non giudicante.

Diversi studi clinici hanno rivelato gli effetti benefici della mindfulness:

  • La vasta metanalisi di Regher et al. (2014) ha mostrato una riduzione del 40% del burnout tra i medici grazie agli MBI.
  • Gli MBI si sono rivelati utili per ridurre stress, sintomi di ansia e depressione nei sanitari, migliorando diversi indici di salute e benessere psicologico come la qualità della vita, la soddisfazione per il proprio lavoro e la propria vita, con riduzione delle preoccupazioni e delle emozioni negative e incremento di quelle positive (Santamaria-Pelaez et al., 2021; Ameli et al., 2020). 
  • Altri studi hanno rilevato una riduzione dello stress e un minor esaurimento emotivo, correlato a un aumento dell’agire con consapevolezza, a una diminuzione degli atteggiamenti giudicanti e a una maggiore capacità di comprendere l’esperienza di malattia del paziente (Dobkin et al. 2016).

La pratica regolare può aiutare ad essere più lucidi e a sviluppare un senso di benevolenza verso sé e gli altri, che può risultare utile nel processo di cura.

Gli MBI favoriscono una maggiore consapevolezza del momento presente, permettendo agli individui di scegliere tra diverse modalità di interazione e risposta alle loro esperienze soggettive, anziché reagire automaticamente con schemi disadattivi. Questo contribuisce a una migliore gestione delle emozioni sul lavoro. [4]